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Legambiente descrive una situazione contraddittoria: il traffico di rifiuti non si arresta, ma legge sugli ecoreati ha lasciato un segno positivo riducendo di circa il 7% il numero di reati ambientali. Ogni giorno in Italia se ne compiono circa settanta.
Anche gli arresti e gli sforzi della macchina giuridica stanno portando buoni risultati: denunce, sequestri e arresti che in circa un anno sono aumentati del 45%, cancellando il trend negativo degli ultimi due anni.

Le ecomafie non hanno ancora smesso di arricchirsi del tutto a discapito dell’ambiente, ma il fatturato si è ridotto del 32%.
Il risultato positivo è stato ottenuto anche grazie ad un passaggio strategico: il minor investimento di spese pubbliche per infrastrutture in regioni a tradizionale infiltrazione mafiosa, quelle dove il mercato illegale ancora stenta a morire.
Eppure il riciclo illegale non è un capitolo del tutto archiviato, lo dimostrano gli incendi dolosi e il circuito losco in cui circolano i rifiuti senza giungere ad un trattamento sostenibile, trasparente e rispettoso della società e dell’ambiente.

Il rapporto in cui sono contenute queste informazioni è l’Ecomafia 2017 di Legambiente, pubblicato dalla casa editrice Edizioni Ambiente. Alcune informazioni sulla localizzazione di questo genere di reati mostra come la Campania sia purtroppo ancora in testa, con Napoli a detenere il primato come città. Il centro Italia vede il Lazio in pole position, e Roma è un triste monito e conferma che questi dati sono attendibili e preoccupanti.

Il fatto che anche l’Italia si sia dotata di una legge per i delitti ambientali è motivo di soddisfazione da una parte, ma il ritardo con cui ci si è giunti non consente di vivere questa conquista pienamente. Non si può abbassare il livello di guardia ora.
È fondamentale proseguire con maggiore determinazione sui controlli e incentivare il lavoro e lo sforzo delle aziende incaricate del recupero e smaltimento rifiuti a Roma come nel resto d’Italia.